lunedì 27 aprile 2009

Pazienze

Entrò pieno di speranze.

Entrò pieno di fiducia.

Entrò con pazienza.

La stessa pazienza con cui era uscito.
La stessa pazienza con cui aveva stretto i lacci, per poi slegarli.

Ci si fa la guerra, perché la pace sia più fertile.
Ci si lega, affinchè la liberazione sia piu agognata.
Si spegne la luce per pastellare i propri colori.

Si mozzano teste dietro paesaggi alpini.
Dietro montagne innevate che  chiedono chi è la piu bella della cordigliera a specchi sinceri.
Ci si riposa dentro letti sinuosi. Fragili. Ansiosi.
E il risveglio è pace. Riposo.

E poi ebbe voglia di uscire.Per poi entrare.
E ripetere il tutto fin quando non si esplode, fin quando non si sente piu nulla eccetto se stessi.

Una donna che si fa prendere da dietro, è una donna piena di fiducia.
E la fiducia è la cosa piu semplice da fottere anche se la protegge un corpetto.

Allora si chiese che senso avesse rimandare.
Che senso avesse avere pazienzE.

Lui che con le pazienzE non si mandava cartoline da tempo.

Si tuffò. Prese le sue innumerevoli braccia e le schiuse tutte.
Le diede da mangiare sul suo corpo. Le nutrì delle sue paure. E dei suoi coraggi. 
E poi finalmente pianse tutto il suo mondo, stringendo fino a soffocarla.
Ma lei respirò  quei legami fatti di braccia, lacci, sguardi e tremori.
E con pazienza si sciolsero in tutto quello che faceva bene.
In tutto quello che poteva essere infinito in quel momento.
Si sciolsero e non furono mai piu gli stessi.

Lei piena di lacci, lui pieno di sassi.
Così se ne andarono assieme.

Anni dopo lei, disperata, gli chiese di accendere il camino.
Lui le rispose che aveva finito le pazienze.
Cosi si lasciarono.

Ma non finirino mai.

Pazienza.




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