mercoledì 7 febbraio 2007

L'usignolo ventriloquo


Jeff Buckley - Grace - 1994





Non credo che Jeff avrebbe potuto bissare o addirittura migliorare un album come Grace se fosse sopravissuto al Mississipi.
Quest' album è un manifesto della malinconia degli anni '90, malinconia che viene profusa da vocalizi sperimentali di rara bellezza e profondità.
Proprio con un vocalizio da ventriloquo parte Mojo Pin, la traccia iniziale che rende subito il timbro dell'album intero.
Jeff è ispiritassimo attraverso l' arpeggio leggero della TELECASTER(HAI RAGIONE, SEI CONTENTA?) che accompagna le parole a tratti sussurrate(non può essere altrimenti, lui è distesto sul letto).
Ad un certo punto però i ricordi bruciano e Jeff irrobbustisce la sua voce in modo tale che il concetto passi prima attraverso il cervello per poi arrivare al cuore... la chitarra si innervosisce e la voce si imbastardisce fino al miglior Waits: il concetto ora è chiarissimo: poesia sì ma con le palle! Per capire vi consiglio di ascoltare la versione
suonata a Glastonbury nel 95 qui.
Il 'solito' arpeggio apre la title track Grace che rappresenta uno degli episodi meno riusciti dell'album.
La sua voce non rischia più di tanto e il tappeto musicale stenta a partire, risultando alla fine un pò monotono; alcuni falsetti non migliorano certo la situazione, anzi...
Non c'è da disperare. E' solo un passaggio a vuoto che si può certamente giustificare.
Last Goodbye è una ballata di rara raffinatezza! Lo slide di chitarra viene subito sostenuto da un giro di basso e poi la batteria che chiude il quadro: non c'è bisogna d'altro. Jeff canta di un amore finito...forse. Già ci sono stati degli addii ma questo sembra essere l'ultimo...sembra.
Ad un certo punto irrompe il desiderio e come Catullo secoli fa, Jeff prega la sua Lesbia di baciarlo e ovviamente utilizza la sua arma migliore: la voce.
Liliac Wine è una cover di Nina Simone: Jeff riesce a farne un capolavoro con i suoi acuti che risaltano su un arrangiamento scarsissimo. E' una canzone che ti entra nella ossa e ti rende brillo: non puoi opporvi resistenza alcuna. Intensissimo è il passaggio tra strofa e ritornello dove tutto si appiana e si calma nella tranquillità dipinta sotto un bicchiere di vino lillà e un camino acceso.
Da ascoltare anche la versione, sicuramente più 'naif' ma comunque valida, di
Katie Melua.
La poesia realistica la fa di nuova padrona in So Real che parte con il solito riff scarno di elettrica i cui accordi sono sempre legati da slide.
Ci si ama ma attorno c'è una puzza di una fabbrica...ma per fortuna è tutto cosi reale e si può resistere all'odore
nauseabonda per un amore REALE.
E' la volta di un'altra cover, ancora di un mostro sacro del songwriter come Leonard Cohen.
Hallelujah è un gospel da cattedrale ma ancora maleddetamente reale. Ormia la voce di Jeff non ha più limiti e sembra che stia parlando direttamente con Dio.
E' la volta della Ballata del disco:
Lover, you should've come over.
L'incipit è affidato alla fisarmonica che prepara il terreno al loop di acustica che sostiene tutta la canzone.
Ormai il modello è chiaro e in questo pezzo raggiunge tutta la sua maturità: Jeff riesce a creare un crescente pathos modulando a suo piacere la sua ugola, sottolineando i momenti difficili cosi da amplificare il ritorno alla speranza: non è dato da sapere se ci sarà un lieto fine, ma l'essenziale è sperare ed aspettare poichè non è mai tardi, darei il mio regno per baciarti sulla schiena...amore, dovresti venire sopra poichè non è mai troppo tardi.
L'episodio successivo
Corpus Christi Carol risulta essere un esperimento per Jeff, che si cimenta ancora una volta con un gospel, ma questa volta non riesce ad essere penetrante come in Hallelujah e la struttura rimane un pò chiusa e inaccessibile.
Eternal Life spiazza con il suo intro quasi hard, ma i toni vengono smorzati appena entra in scena la voce del nostro che trascina su lidi più tranquilli l'arrangiamento stesso.
Questa volta non si parla di amore per una singola persona, bensi per il mondo intero: rimane ancora il senso di speranza affidato all'angelo eterno: Cosa è l'amore, dove la felicità, cosè la vita, dove è la pace? Ancora una volta, Jeff non si illude di dare risposte bensi si limita a porre delle domande attraverso le quali possa espiare la sua malinconia.
L'album si chiude con Dream Brother, che segue molto la struttura di Eternal Life, senza però risultarne una banale emulazione. L'intro suona molto folk-country ma apre solo la strada al solito pattern della chitarra, ormai riconoscibilissimo.

Album bellissimo, senza genere nè tempo. Da amare, per amare...e per sperare.
9/10
Track list:
  1. Mojo Pin
  2. Grace
  3. Last Goodbye
  4. Liliac Wine
  5. So Real
  6. Hallelujah
  7. Lover You Should've Come Over
  8. Corpus Christi Carol
  9. Eternal Life
  10. Dream Brother
Per tornare alle fine: http://gissound.blogspot.com/2009/01/last-post-o-lost-past.html